Lunedì, 14 Luglio 2014 13:02

Babbaluci

Gasteropodi terrestri dotati di guscio a forma di conchiglia e di corna, che nonostante il loro aspetto un po’ viscido, sono adorati dagli individui palermitani soprattutto durante “u Fistinu”.

L’etimo del nome deriva per alcuni dall’arabo “babush”, le babuscie (o tappine) dalla punta ricurva verso l’alto, per altri dal greco arcaico “boubalàkion”, bufalo, per via delle corna più pronunciate. In realtà dell’etimo al palermitano purista non è mai importato niente, egli sa solo che ci sono due principali gasteropodi buoni da “schiticchiare” (piluccare):

- gli attuppateddi sono un po’ più piccoli ma coriacei e sono buoni con aglio, olio e prezzemolo.

- i crastuna un po’ più grandi e buoni con il "picchi pacchi" (pomodoro pelato).

Tali esseri pagano lo scotto della canzone “viri chi dannu ca fannu i babbaluci, ca cu li coinna ammuttanu i balati”, a causa della quale il palermitano, subendo sin da piccolo il retaggio negativo di tale filastrocca, si è inventato una punizione non esattamente adeguata alla colpa: per prima cosa le lumache vengono spurgate per tre giorni (cioè lasciate a digiuno), e questo per il siculo già di per sé costituisce una delle punizioni peggiori che si potrebbe subire. Successivamente vengono bollite nella “quarara” e poi soffritte nell’agghia e nell’ogghio, infine serviti salati e pepati e con abbondante spruzzata di pitrusino (prezzemolo). Tale alimento conduce ad uno stato estatico sull’individuo mangiante ma un danno permanente all’organo visivo e olfattivo dell’immane umanità che li circonda durante il festino e che è costretta a subire la visione di migliaia di palermitani soddisfatti con il prezzemolo tra i denti e olezzanti di aglio.

La tecnica per ingerire tale alimento è la “sucata”, cioè suggere il corpo carnoso del gasteropodo dalla conchiglia in maniera “impropria” (secondo la moderna giurisprudenza statunitense) e possibilmente in maniera rumorosa seguendo le istruzioni del metodo Lewinski. In pratica il colpo di grazia della punizione sopracitata (coinnutu e vastuniatu).

Il fine principale dell’ingestione di tale alimento durante il festino è per “assuppari u vinu”, cioè per rendere il proprio organismo idoneo a metabolizzare enormi quantità di alcool ingerite.

Babbaluci e viri chi manci!