19 Luglio
19 luglio 1992
Mi ricordo.
Mi ricordo che non ero a Palermo.
Mi ricordo che ero in viaggio con la famiglia per l’Emilia Romagna.
Mi ricordo che quando è uscita la notizia, i siciliani il giorno prima venivano considerati degli usurpatori dei lavori altrui e il giorno dopo eravamo diventati dei profughi che fuggivano da una guerra in corso.
Mi ricordo il ritorno in Sicilia in macchina.
Mi ricordo che prima dello Stretto sentivamo le cassette dei Mattia Bazar e degli Eagles (unica musica che ci metteva d’accordo tutti) e che dopo regnò il mutismo nel vedere la fila di camion e carri armati per l’autostrada che si dirigevano a Palermo.
Mi ricordo del prima e del dopo. Della prima bomba che ci aveva stordito e della seconda bomba che ci aveva fatto incazzare e cambiare.
Mi ricordo del prima e del coprifuoco e del dopo e di via Cassaro chiusa, delle mura delle Cattive e di Palermo di Scena.
19 Luglio 2014
#VadoInViaDAmelioPerché mi ricordo e non voglio dimenticare di chi è morto per noi e a causa nostra e non solo per Cosa Nostra.
Mi ricordo per non dimenticare che adesso dobbiamo cambiare nuovamente senza aspettare il sacrificio di nuovi martiri e eroi.
(Rox)
La 101 colpisce ancora
Sentita oggi sulla 101
"Signora, ma cchì 'avi à picciridda, chianci di moriri!!! "
" mah, che vuole , è LARIA ...."
" ma no , certo è bruttaredda, macàri assimigghia al padre, ma vedrà che con l'età s'aggiusta ! "
"veramente volevo dire che è l'ARIA del finestrino che à fà chianciri...
MORALE:
l'autobusso è un apostrofo rosa fra le parole fatti / li cazziceddi tua.
(Cet)
Babbaluci
Gasteropodi terrestri dotati di guscio a forma di conchiglia e di corna, che nonostante il loro aspetto un po’ viscido, sono adorati dagli individui palermitani soprattutto durante “u Fistinu”.
L’etimo del nome deriva per alcuni dall’arabo “babush”, le babuscie (o tappine) dalla punta ricurva verso l’alto, per altri dal greco arcaico “boubalàkion”, bufalo, per via delle corna più pronunciate. In realtà dell’etimo al palermitano purista non è mai importato niente, egli sa solo che ci sono due principali gasteropodi buoni da “schiticchiare” (piluccare):
- gli attuppateddi sono un po’ più piccoli ma coriacei e sono buoni con aglio, olio e prezzemolo.
- i crastuna un po’ più grandi e buoni con il "picchi pacchi" (pomodoro pelato).
Tali esseri pagano lo scotto della canzone “viri chi dannu ca fannu i babbaluci, ca cu li coinna ammuttanu i balati”, a causa della quale il palermitano, subendo sin da piccolo il retaggio negativo di tale filastrocca, si è inventato una punizione non esattamente adeguata alla colpa: per prima cosa le lumache vengono spurgate per tre giorni (cioè lasciate a digiuno), e questo per il siculo già di per sé costituisce una delle punizioni peggiori che si potrebbe subire. Successivamente vengono bollite nella “quarara” e poi soffritte nell’agghia e nell’ogghio, infine serviti salati e pepati e con abbondante spruzzata di pitrusino (prezzemolo). Tale alimento conduce ad uno stato estatico sull’individuo mangiante ma un danno permanente all’organo visivo e olfattivo dell’immane umanità che li circonda durante il festino e che è costretta a subire la visione di migliaia di palermitani soddisfatti con il prezzemolo tra i denti e olezzanti di aglio.
La tecnica per ingerire tale alimento è la “sucata”, cioè suggere il corpo carnoso del gasteropodo dalla conchiglia in maniera “impropria” (secondo la moderna giurisprudenza statunitense) e possibilmente in maniera rumorosa seguendo le istruzioni del metodo Lewinski. In pratica il colpo di grazia della punizione sopracitata (coinnutu e vastuniatu).
Il fine principale dell’ingestione di tale alimento durante il festino è per “assuppari u vinu”, cioè per rendere il proprio organismo idoneo a metabolizzare enormi quantità di alcool ingerite.
Babbaluci e viri chi manci!